martedì 3 novembre 2015

The Bookmark (6): "La dea delle piccole vittorie" di Yannick Grannec

                                                                                   Titolo: La dea delle piccole vittorie
Autore: Yannick Grannec
Pag. 400
Casa editrice: Longanesi
Luogo di pubblicazione: Milano
Anno: 2014

Il romanzo è in dotazione alla Biblioteca Comunale di Pettineo.






Princeton. Anna è un’archivista e sta svolgendo una missione alquanto ardua, tentare di convincere Adele, la vedova del matematico Kurt Gödel (membro permanente dell’Institute for advanced study di Princeton e dell’Association for symbolic logic) perché doni all'Istituto i manoscritti del marito morto due anni prima.

Il suo arrivo alla casa di riposo in cui soggiorna Adele non lascia presagire un risultato positivo. L’anziana signora, lungi dall'essere docile come Anna si era aspettata, si rivela un vero osso duro. Sarcastica e senza peli sulla lingua, Adele non sembra affatto disposta a cedere; inoltre sembra aver capito al volo Anna; con tutta probabilità si rivede in lei.

Passato e presente si alternano nella narrazione mostrando ora la storia d’amore tra Adele la ballerina piena di speranza e il giovane Gödel, ora la vita solitaria di Anna, anche lei in qualche modo scottata dalla sua relazione sentimentale con Leonard uno studioso di Princeton. Ma è il racconto dell’anziana protagonista vissuta accanto a un uomo la cui genialità ha reso difficile perfino i più insignificanti gesti della quotidianità, a catturare l’attenzione del lettore. Le cene con matematici e fisici, incluso Albert Einstein, l’unico tra loro che riesca quasi a rendere sopportabili ad Adele quei convegni a base di genialità e manie, sono gli unici intervalli nella solitudine della donna.

Amore e Genialità danzano sulle note di questa narrazione ma mai all'unisono. Appaiono quasi come due giganti che lottano nell'arena della vita, una vita che a causa di quella lotta non hanno mai vissuto.

Tra finzione e fatto storico, come ella stessa ammette, in un arco temporale dagli anni ’30 fino all'avvento delle armi nucleari, la scrittrice Yannick Grannec realizza un romanzo che fa pensare al film di Ron Howard, A beautiful mind, dedicato al matematico premio Nobel John Nash, divenuto il simbolo di quella genialità alienante che fagocita l’esistenza del genio e produce paure immotivate e solitudine, rendendo la vita a stento sopportabile a chi, per amore, ne accetta i drammi.

Diversi i personaggi, certo, ma col comune denominatore di una intelligenza a cui ognuno di essi ha sacrificato la propria vita portandola al massimo, come si porterebbe un’auto sportiva; spingendola al limite, quel limite superato il quale l’individuo “implode”.


Rossella Muratore

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